Cultura e tradizioni
Il matrimonio
Lo sposalizio
Gli sposi seguiti da una lunghissima scorta si recavano in chiesa, allietati da scoppi di "botte", castagnuole, petardi, legati a catene e appesi ai balconi e sui muri, le cosiddette: "cannate di bbotte" fatte scoppiare da parenti e amici come dono di nozze e soprattutto come segno di gratificazione : "pi ricunuscenze", dai negozianti che avevano fornito merce per le nozze, dalle sarte e ricamatrici che avevano confezionato i vestiti e la biancheria del corredo. E' da ricordare il grandioso "sparo" in onore di una coppia di sposi illustri del paese: Raffaele Paolucci e Margherita Pollio, venuti ad Orsogna, paese avito dell'eroe della "Viribus Unitis", per rinnovare la loro cerimonia nunziale celebrata una settimana prima nella Basilica di Assisi, il 22 maggio 1928.
Al ritorno gli scoppi erano piu' numerosi e potenti. Dalla lunghezza delle catene dei petardi si poteva calcolare la condizione socio-economica degli sposi.
Al rientro gli sposi si affacciavano al balcone e lanciavano confetti e cioccolatini tra la folla. Poi, lo scoppio di un mortaletto, era il segnale di inizio del banchetto che, dall'antipasto al caffe', durava ore ed ore. Lo scoppio di un altro mortaletto annunciava il taglio della torta: "la pizzadolce", pandispagna farcito di cioccolata e crema, e quindi la fine imminente del pranzo. Dopo di cio' si preparava la "sala" per ricevere gli invitati al rinfresco: "lu cumplimente". Con grandi vassoi: "li guantiere" erano offerti i dolci fatti in casa: "li bbubbune", da quelli piu' comuni: "li miscutte" (i marittozzi) a quelli piu' elaborati: "li bbuccunutte". Per bevande liquori fatti in casa: i classici rosoli: "li vucchirine" (i bicchierini) e in base al colore: "lu rosce" (il rosso per il Maraschino), "lu gialle" (il giallo per Strega), "lu bianche" (il bianco per Anisetta).
Terminato il ricevimento, la sera tardissima, la sposa, dopo pianti, usciva dalla casa di fanciullezza e si avviava verso il... giro di nozze, a piedi, il dolce nido d'amore e di felicita': la casa dei suoceri...! Restava ancora un'altra cerimonia da celebrare, in famiglia: "lu rrisci' di li spuse", la riapparizione in pubblico degli sposi dopo una settimana o piu' di clausura. Infatti i novelli sposi erano obbligati a restare segregati, rinchiusi tra le pareti domestiche fino all'ottava seguente il giorno dello sposalizio (di domenica o un'altra festivita' religiosa) per recarsi a braccetto in chiesa ad assistere all'ultima messa, la Messa Cantata. La sposa indossava l'abito nuovo, regalo della suocera, vestito di seta nera con guarnizioni in pizzo bianco, con o senza il soprabito, detto: "lu spulvirine". Dopo la messa, pranzo in casa dello sposo con tutti i familiari di entrambe le famiglie. A sera, ricevimento e danze.
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Un rito caratteristico
Il fidanzamento
Lo sposalizio
Matrimonio… in bianco
Matrimonio… per rapimento
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